Zero Hunger, the Brazilian experience

1_Banner Zero Hunger_1000Alla fine del XX secolo l’economia brasiliana ha subito una rapida crescita aumentando il divario tra i super ricchi e gli estremi poveri. Quarantaquattro milioni di persone sono state imprigionate nella macchina mortale della fame, private del diritto di partecipare alla prosperità del Paese, di vivere una vita sana, di sopravvivere. Conscio di questa condizione di povertà dilagante diffusa tra la popolazione brasiliana, il 30 gennaio 2003 il Ministero per lo Sviluppo Sociale e il Contrasto alla fame del governo Lula ha dato il via al programma Fame Zero, mettendo in atto semplici ma efficaci strategie governative per permettere un accesso facilitato agli alimenti basilari.

Con un bilancio iniziale di cinquecento milioni di dollari è stata allestita una rete comunicativa e finanziaria diretta con le famiglie e le regioni più povere, riuscendo a mantenere un controllo mirato del denaro destinato ai cittadini. Euclides Mance, collaboratore del presidente Lula, filosofo e autore de “La rivoluzione delle reti. L’economia solidale per un’altra globalizzazione”, in una recente intervista ha parlato del lavoro svolto anche nella battaglia contro la corruzione nel corso della elargizione di sussidi: “Uno dei punti più importanti e fondamentali alla base del progetto – ha detto Mance – è sicuramente la distribuzione diretta del reddito tramite tessera. In ogni città c’è un comitato di gestione che controlla i fondi evitando il dilagare della corruzione. Nessuna Ong, Chiesa o ente locale è ammesso come intermediario nella distribuzione della risorse monetarie. Ciascun comitato è composto per 2/3 dalla società civile che elegge un rappresentante proprio, un rappresentante del comune locale, del governo statale e del governo federale. La maggioranza e il controllo sono nelle mani della società civile. Questo comitato, inoltre, elegge due persone, – ha spiegato – una ha il potere di validare le famiglie che devono ricevere questo beneficio in base ai dati del governo federale, l’altra persona ha, invece, l’incarico di controllare questo potere di validare le famiglie. La decisione di quale famiglia debba ricevere il sussidio è presa dal comitato di gestione in modo trasparente e democratico. Un milione e ottocento città  in Brasile hanno già questo comitato di gestione e in un mese circa cinque milioni di persone sono riuscite ad ottenere il denaro per comprare cibo”. Le risorse economiche, oltre alla consegna diretta di denaro ai più poveri tramite la tessera Bolsa Família, sono state impiegate per la costruzione di cisterne nelle zone semi-aride, per l’instaurazione di convenzioni per una ristorazione a basso costo, per la distribuzione di vitamine e integratori di ferro e, infine, per l’istituto del Microcredito e il sostegno alle fattorie a conduzione familiare.

Il programma Fame Zero non ha influito solo economicamente nella vita dei cittadini più bisognosi, ma ha rivoluzionato l’intero modello sociale intervenendo anche nel sistema scolastico. Il governo ha, infatti, incentivato la frequenza scolastica, imponendone poi l’obbligo, al fine sia di rifornire direttamente le mense evitando sprechi di risorse, sia di sollecitare la crescita culturale del Paese. “Fame Zero non è solo dare agli impoveriti del mio Paese un pesce – ha dichiarato Lula – ma soprattutto insegnare loro a pescare”.

La parte più nota del progetto è “bolsa familia” ossia l’erogazione di sussidi in contanti alle famiglie povere con figli a condizione che i bambini vengano vaccinati, sottoposti a periodici controlli medici e mandati regolarmente a scuola.

Ogni famiglia con reddito sotto i 140 real al mese (circa 80 euro) riceve 32 real per ogni figlio fino a un massimo di 5. Le chiavi del successo del programma brasiliano sono state l’offerta di una copertura il più ampia possibile, la stretta condizionalità a cui è subordinata l’erogazione dei sussidi e l’idea di investire sullo sviluppo del capitale umano.

Oggi tutti gli indicatori evidenziano un miglioramento: la quota di popolazione malnutrita si è più che dimezzata rispetto al 10,7% del 2002 (fonte la stessa Fao) e la mortalità infantile è scesa da 28 bambini su mille a 18 su mille. Dal 2003 l’indice di povertà, cioè la quota di popolazione che guadagna meno di 2 dollari al giorno, è crollato dal 24 al 10% e contemporaneamente l’indice di Gini che misura, su una scala da 1 a 0, l’intensità delle diseguaglianze, è sceso da 0,59 a 0,52.

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