Terrorismo. Lutto e rabbia in Kenya

Io-Sono-KenianoNAIROBI. Lacrime, polemiche, rabbia e nuove minacce dai jihadisti. All’indomani del micidiale attacco da parte dei fondamentalisti islamici somali al Shabaab al campus universitario di Garissa con 148 morti – in maggioranza studenti cristiani – il Kenya è in lutto. Ma oltre al dolore crescono la collera e lo sdegno.

In molti hanno accusato il governo di non avere preso adeguate misure di sicurezza e di avere sottovalutato la minaccia jihadista e l’allerta lanciata da alcuni Paesi stranieri come la Gran Bretagna, con il presidente Uhruru Kenyatta che il giorno prima dell’attacco aveva definito il suo Paese un luogo “sicuro come ogni altro Paese del mondo”. E come un disco rotto gli stessi terroristi somali a Radio Andalus hanno minacciato ancora una volta Nairobi. “Non ci sarà alcun luogo sicuro per il Kenya finché manterrà le sue truppe in Somalia”, hanno affermato.

Intanto il Papa “profondamente rattristato dalla immensa e tragica perdita di vite”, ha pregato per le vittime e i loro cari, condannando un “atto di brutalità senza senso”. A meno di 24 ore dalla strage è ancora incerto il numero delle vittime e dei dispersi: le autorità parlano di 142 studenti uccisi, ai quali si aggiungono 3 agenti e tre soldati massacrati dal commando armato.

Ma altre fonti, come i missionari salesiani in Kenya, hanno stimato un bilancio più grave di quello ufficiale: “Si parla di circa 200 morti, oltre che di una settantina di feriti e di 300 allievi di cui non si hanno più notizie”, hanno dichiarato i missionari dicendosi “sotto shock”. “Tra la popolazione c’è grande paura. I terroristi hanno minacciato di compiere nuove stragi e i cristiani in particolar modo adesso hanno anche paura a partecipare alle Vie Crucis o alle funzioni per la Pasqua”, ha riportato l’agenzia della congregazione. Inoltre – stando a padre Nicolas Mutua, parroco a Garissa – l’attacco ai cristiani non sarebbe giunto in maniera del tutto inaspettata. La comunità aveva infatti subito minacce. “Me lo aspettavo – ha raccontato il sacerdote a Radio Vaticana – perché eravamo stati minacciati”. La polizia protegge normalmente le messe ma “non sono tranquillo”, ha aggiunto.

E il terrore emerge anche nel racconto di una studentessa 21/enne cristiana sopravvissuta al massacro. Secondo Helen Titus i miliziani avevano ampiamente pianificato l’operazione e sapevano esattamente dove colpire.

“Avevano fatto ricerche sulla nostra area, sapevano tutto”, ha detto la ragazza, che è stata colpita a un polso e adesso è ricoverata in ospedale. “Non metterò più piede nel campus. Non voglio mettere a rischio la mia vita”. Con l’orrore stampato negli occhi un altro studente, Pallete Okombo, ha dichiarato al quotidiano Daily Nation che non rientrerà mai più all’Università di Garissa. “Alcuni dei miei amici sono stati uccisi – ha proseguito Okombo – non voglio mettere a rischio la mia vita”. Intanto mentre al college sono state sospese le lezioni per permettere alle agenzie di sicurezza di fare luce sull’assalto, personale medico e infermieri proseguono nella triste ricerca dei corpi. Oltre agli studenti sopravvissuti all’attacco, l’angoscia è evidente anche nelle persone che abitano vicino al campus.

Per tutta la giornata di giovedì molti negozi, supermarket e banche hanno abbassato le serrande. Diversi commercianti hanno deciso di chiudere nel timore che gli Shabaab o le stesse forze dell’ordine potessero colpire civili innocenti nel corso dell’attacco e del blitz successivo della polizia. La Farnesina ha condannato “fermamente il brutale attacco” ed ha espresso “la solidarietà propria e del popolo italiano al governo, ai familiari delle vittime e al popolo kenyano, nella certezza che le istituzioni democratiche del Kenya sapranno reagire con fermezza al terrorismo”. Anche “l’Ue – in una nota dell’Alto rappresentante Federica Mogherini – ha ribadito il suo impegno a sostenere il Paese nel superare la minaccia del terrorismo”.

fonte: americaoggi.info

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