Preso il via il 15 novembre scorso la “XXXIII edizione de Festival di Cinema Africano di Verona“. Il caleidoscopio, per definizione, è uno strumento ottico che, grazie ad un gioco di riflessioni multiple, è in grado di produrre svariatissime forme geometriche, simmetriche, colorate … in movimento. Si tratta quindi di immagini, di movimento, di punti di vista in continuo cambiamento per generare evoluzioni e prospettive diversificate, immagini riflesse di narrazioni allo specchio. Guardare l’Africa attraverso il caleidoscopio del suo cinema diventa un nuovo approccio per conoscere meglio questo continente, immagini e immaginari che rimandano ad uno sguardo nuovo sul mondo e sull’umanità. Il cinema è innanzitutto arte ma, nella sua valenza sociale, è soprattutto un luogo d’incontro dove poter rapportarsi con gli altri, uno spazio per condividere sensazioni ed emozioni che ciascun spettatore potrà portare “sulla scena” della propria vita, così da arricchire e definire la propria identità. È proprio questa la sensazione che si vive immergendosi nel cinema in Africa, un territorio sempre più dilatato nello spazio e nel tempo, che vive la frammentarietà e la fragilità di un presente che arranca nel trovare la strada di un’evoluzione articolata e positiva a partire dalle proprie radici e che leghi passato e presente in una prospettiva nuova per il futuro. In questo contesto, il ruolo del cinema rilancia sfide nuove e, riflettendo la propria immagine nello specchio dello schermo cinematografico crea un gioco di luci ed ombre, di storie che tessono sogno e realtà, di sguardi introspettivi ed estroversi… Si tratta, appunto, di un caleidoscopio di visioni dove la contaminazione di generi, di percezioni, in un continuo intreccio di narrazioni e di stili infrange qualsiasi linea di confine, per ritrovare nella creatività e nella fantasia non tanto una via di fuga dalla realtà, ma la libertà di raccontare un’Africa capace di futuro e di prospettive nuove sul set internazionale dei popoli.
“KaleidoScope: riflessi d’Africa” è, pertanto, un invito ad incontrare l’Africa attraverso l’arte, il suo cinema, attraverso la creatività dei suoi artisti, sempre più cittadini di un mondo che trova nel cambiamento uno stile fluido, libero, creativo per essere interpreti della propria storia, nel bene e nel male. Andare al “cinema delle Afriche” allora significa avere in mano un caleidoscopio e guardare attraverso questo la realtà sempre in modo diverso e da punti di vista altri e basta un semplice movimento per cambiare colori, geometrie, dimensioni. E così, il caleidoscopio diventa la metafora della vita, dove ogni traiettoria viene reinventata secondo prospettive, spesso, asimmetriche rispetto a visioni che riflettono immagini deformate della realtà, del linguaggio, delle culture e, non da ultimo, della dignità.
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