Nel corso del convegno “Senza tetto non senza diritti” l’associazione nazionale Avvocato di strada ha presentato il 27 Aprile scorso a Roma il rapporto sulle attività svolte in favore delle persone senza dimora nel corso del 2012. “Si è trattato di un momento molto importante per la nostra associazione, perché è stata un’occasione di incontro tra gli “avvocati di strada” di tutta Italia, che si sono confrontati su problematiche emergenti, buone prassi e prossimi obiettivi.” Così Antonio Mumolo, presidente dell’Associazione nazionale Avvocato di strada Onlus.
Nel 2011 le pratiche di diritto dei migranti erano state 887. L’aumento del 2012 (1149 pratiche) è motivato dalla cosiddetta “Emergenza Nord Africa”, che ha condotto in Italia alla ricerca di un futuro dapprima un gruppo di persone dalla Tunisia, beneficiari di permesso per protezione temporanea, e in seguito cittadini di diversi paesi africani e asiatici provenienti dalla Libia e richiedenti asilo nel nostro Paese.
Tra le pratiche di diritto civile le due voci più considerevoli riguardano il diritto alla residenza e il diritto del lavoro: quello della residenza è, purtroppo, un problema “storico” per le persone senza dimora in quanto da questo requisito, che viene perduto dalla quasi totalità delle persone che vivono in strada, discendono fondamentali garanzie quali il diritto alla salute, al lavoro, all’assistenza sociale e previdenziale. Purtroppo, nonostante Avvocato di strada e altre associazioni del settore si battano da anni per far valere un diritto così importante, i casi di residenza negata non accennano a diminuire: se nel 2011 erano stati 119 i casi di persone che si vedevano negato dai propri comuni il rilascio della residenza, nel 2012 sono stati addirittura 191.
Tra le pratiche di diritto amministrativo risaltano quelle relative alle cartelle esattoriali per mancato pagamento di imposte, tasse e tributi, che sono state 68 nel 2012 ed erano state 48 nell’anno precedente. I debiti di questo tipo sono comuni alla maggior parte delle persone che vivono in strada, che non possono pagare e vedono crescere di anno in anno le cifre da loro dovute. Questi debiti sono un ostacolo insormontabile per chi non ha nulla, e molte persone preferiscono rimanere invisibili in strada, senza residenza e senza diritti, per l’impossibilità di pagare questi debiti.
Un dato che rovescia un pregiudizio che vede le persone senza dimora autori di reato è quello che riguarda i casi di procedimenti in qualità di persona offesa. Chi vive in strada è spesso vittima di aggressioni perché è debole e indifeso e anche perché considerato “colpevole” di essere povero: ben 38 persone nel corso del 2012 hanno avuto bisogno di una tutela legale perché sono state aggredite, minacciate e derubate.
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