Zhunger è un avamposto inoltrato nelle steppe della Mongolia cinese, un paio di ore di macchina a sud di Hohot, all’ unica strada asfaltata che ricopre il viale centrale dove affaccia la sovietica sede del partito, fa da corollario una congerie di viuzze sterrate e malconce percorse a zigzag da un impressionante quantità di BMW, Porsche, Maserati e Ferrari. L’origine di questo stridente contrasto è da ricercarsi nell’inaspettata quanto improvvisa fortuna caduta su questa piccola “capitale del carbone” prescelta, secondo i piani del governo, per ospitare uno dei maggiori conglomerati minerari della Cina: la forte sensibilizzazione della ancora embrionale ma sempre più robusta opinione pubblica che ormai osteggia apertamente le miniere-tomba in cui molti minatori senza alcuna garanzia di sicurezza continuano a trovare la morte per crolli o esplosioni improvvise, unita a una sete crescente di materie prime a buon mercato -il carbone, di cui la Cina è ricchissima, continua a contribuire per il 40% del fabbisogno energetico nazionale e la tendenza sembra piuttosto in aumento data la crescente instabilità di alcune delle maggiori aeree produttrici di petrolio- hanno spinto il governo ad accorpare piccole miniere in immense aree di estrazione a cielo aperto ad altissimo tasso di meccanizzazione. L’improvviso valore acquisito da queste zolle ai confini della Cina ha creato dal giorno alla notte un’altissima densità di milionari, basti pensare che il reddito pro capite di questa cittadina è più alto di quello di Shanghai, capitale economico-finanziaria del paese.
Se da un punto di vista economico, questa nuova politica può garantire sul medio termine abbondanti rifornimenti di materia prima a buon mercato consentendo alla Cina di attestarsi quale fabbrica del mondo per gli anni a venire, la notizia non è certo stata ben accolta dai movimenti sensibili al problema ambientale: il carbone si attesta come una delle materie prime più inquinanti e i timidi tentativi di installare turbine per la produzione di energia eolica e pannelli solari nell’ovest del paese non bastano certo a controbilanciare l’immenso impatto ambientale generato da queste miniere.
Amara la riflessione che anche il più cool dei gingillini della Mela appena acquistato nello sfavillante Apple Store di Pudong sarà probabilmente alimentato a carbone…
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